Descrizione

Castelrotto di S. Pietro Incariano (Vr) 28/12/1805 – Milano 18/04/1882

Fraccaroli, nato a Castelrotto nel 1805, fu scultore di grande successo internazionale, riconosciuto erede della lezione neoclassica di Canova alla quale rimase sostanzialmente fedele. La sua prima formazione avvenne all’Accademia di Venezia con il maestro Luigi Zandomeneghi tra il 1824 e il 1829 grazie all’interessamento di padre Antonio Cesari. Il primo successo arrivò con il gruppo Dedalo che attacca le ali a Icaro con cui vinse il concorso indetto dall’Accademia di Brera nel 1829: una delle cinque repliche di marmo conosciute di questo lavoro si trova al Castello di Miramare di Trieste, donata dall’arciduca Massimiliano e datata 1854. Grazie a questo riconoscimento, Fraccaroli conquistò cinque anni di soggiorno e perfezionamento a Roma, aiutato per le spese ancora da Cesari. Durante il soggiorno romano, nel culto di Canova e con la guida di Thorvaldsen con cui stabilì un rapporto confidenziale, realizzò opere di segno neoclassico come l’Achille ferito del 1832, destinato a procuragli grande notorietà nelle Esposizioni Universali di Londra nel 1851 e Parigi nel 1855 (il gesso è conservato alla Galleria d’Arte Moderna Achille Forti di Verona, tra i pochi rimasti della donazione da parte dello scultore ai musei di Verona, mentre il marmo, realizzato dieci anni dopo, si trova alla Gam di Milano). Acquistato dallo zio dello scultore Francesco Fagiuoli e passato ai suoi eredi, l’Achille ferito fu ricomprato da Fraccaroli che voleva vederla acquisita dai Musei Civici di Verona, cosa purtroppo che non accadde mai. Altra scultura da riferirsi al periodo romano è l’Innocenza del 1835, anno in cui rientrò a Verona prima di trasferirsi nel ’36 a Milano dove rimase fino alla morte. Tradotta in marmo per desiderio del conte Erbisti che la mise nella sua villa di Parona, giunse poi ai Musei Civici di Verona dove ancora si trova (Gam Achille Forti). Del 1835 è anche il Ritratto di Ciro Pollini all’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona.  A Milano nel 1836 ricevette, tra l’altro, la commissione imperiale di Ferdinando I per il gruppo della Strage degli Innocenti terminato nel 1843 (ora al Kunsthistorisches Museum di Vienna) e divenne socio onorario dell’Accademia di Brera dove non fu mai ufficialmente docente. Nonostante il trasferimento a Milano conservò i contatti con la committenza veronese come dimostrano numerose opere, anche di carattere funerario, in parte distrutte, realizzate a Verona: del 1836 è la Tomba Emilei del cimitero Monumentale (il conte Emilei gli aveva fatto fare anche un ritratto della madre Margherita), mentre per il conte Erbisti fece due piccoli angeli per la chiesa di famiglia a Parona e un putto come Genio della caccia. La Tomba Bonomi, una delle prime realizzate per il Cimitero Monumentale di Verona nel 1838, mostra un’impostazione molto idealizzante e ispirata ai modelli dell’antichità. Presente a tutte le mostre braidensi, nel 1838 espone il Ciparisso acquistato dalla contessa Giulia Samoyloff per il suo palazzo milanese. A quella invece del 1840 fu esposta Eva prima del peccato (concepita già almeno nel 1837) giunta nelle collezioni civiche veronesi (Gam Forti). Nella stessa esposizione apparve anche una Clizia comprata dal conte Miniscalchi in casa del quale la vide Aleardi nel 1843, oggi non reperibile. Oltre ai temi mitologici di gruppi quali Apollo e Giacinto del 1840, Atala e Chactas del 1846, Achille che sorregge Pentesilea morente (che doveva essere il soggetto di un rilievo alla base dell’Achille ferito, divenuto tra il ‘45 e il ‘52 un gruppo a se stante ed entrato nel 1883 nella collezione Rotschildt di Parigi), Fraccaroli dimostrò con le sue opere l’adesione ai temi risorgimentali: si vedano la medaglia con le Cinque giornate di Milano su disegno di Hayez commissionata nel 1848 dal Governo Provvisorio, o la statua con l’Aurora dell’indipendenza d’Italia del 1849 donata dalla stampa liberale italiana al giornale parigino “Le Siècle” in segno di riconoscenza per il sostegno ricevuto, o ancora il gesso (distrutto) per il gruppo colossale della Nuova Era d’Italia eseguito ancora nel 1836. Prestigiose furono le commissioni per la Statua colossale del conte Pietro Verri per il cortile del palazzo di Brera del 1845 e del Monumento a Carlo Emanuele II per la cappella della Sacra Sindone a Torino del 1848. Non fu realizzato invece, se non molto più tardi e per merito di un altro scultore veronese, il progetto di un Monumento a Michele Sanmicheli per il quale Fraccaroli inviò due bozzetti, uno nel maggio del 1845 (conservato nei musei veronesi) e uno nel gennaio del 1853. Mentre nel Busto della contessa Laura Scopoli dei musei veronesi e nella statua per Angela Busti Trevisani (Villa Monga, Verona) del 1850 Fraccaroli dimostra un timido avvicinamento al dato reale, resta negli stilemi neoclassici e idealizzanti il Monumento funebre Tessari al Cimitero Monumentale di Verona, distrutto dai bombardamenti del 1944, come evidenzia in particolare il progetto conservato all’Archivio di Stato. Nel sesto decennio lavora a soggetti religiosi per l’Altar Maggiore della chiesa di Santa Maria Assunta di San Bonifacio per il quale realizza nel 1852 le statue del Redentore e degli Angeli adoranti, mentre per l’Altare dell’Addolorata nella chiesa di San Martino di Legnago (Verona) realizza tra il 1853 e il 1856 le statue di San Giovanni Evangelista, Maddalena e degli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele. Di Maddalena in particolare è stata sottolineata la bellezza nella velata malinconia che la fa accostare ai dipinti  di Hayez. Intanto realizzava al cimitero di Milano il monumento in morte di Ruperto Stambucchi, astronomo, morto nel 1855. Nella chiesa di Castelrotto di Valpolicella, suo paese natale, sono ancora conservati i modelli in gesso della Giustizia e della Misericordia del 1867 i cui marmi «grandi oltre il vero» si trovano nel duomo di Bergamo nella cappella del Redentore. Negli anni ’60 lavora anche nella provincia di Brescia, per esempio con il Busto di Papa Pio IX di Castrezzato del 1867. Negli anni ’70 partecipa al progetto del Pantheon dei veronesi illustri scolpendo i busti per Paolo Caliari, Domenico Morone e Francesco Bianchini. Sua è una copia dalla Venere di Milo conservata a Liverpool alla Walker Art Gallery e realizzata prima del 1877. Opera della vecchiaia, a un anno dalla morte, il Monumento a Vittorio Emanuele II di Legnago del 1881. La morte lo colse a Milano nell’anno successivo.